Il cuore del Marasma
di Agata Polizzi
“ E poiché nulla è sciolto da cause o legami, nulla è isola, né quella astratta d’Utopia né quella felice del Tesoro, nella viva necessità che l’assalì di viaggiare, uscire da quel confine estremo, da quella stasi ammaliante, poteva muovere verso oriente, verso il luogo tremendo del disastro, il cuore del marasma empedocleo in cui s’erano sciolti e persi i nomi antichi e chiari di città, castelli, muovere verso la natura, l’esistenza “ Vincenzo Consolo, L’olivo e l’olivastro
Una giovane donna americana osserva luoghi che sono per lei pieni d’infinito, luoghi che ai suoi occhi appaiono densi oltremodo di passato, di forza e mito, lei che arriva da una cultura e da un paesaggio relativamente recenti, compie esperienza diretta del “cuore del marasma” ovvero la terra di Sicilia struggente e complicata, che lei osserva con una sensibilità sottile, con un rispetto imposto da una fascinazione generativa, filtrata da uno sguardo limpido.
Midge Wattles (n. 1990) in Passages, offre la sua narrazione del paesaggio siciliano, si sofferma su dettagli minimi che diventano estremi, esibiscono la potenza di una luce che inonda, di una pietra che si fa monumento, di un paesaggio generoso che disperde nel tempo la sua storia circolare. Questo sguardo ha un orizzonte rarefatto, è capace di schivare il frastuono della civiltà per isolarsi e contemplare lungo il suo viaggio, modificando se necessario punti di osservazione e distanze. Scala dei Turchi, Gibellina vecchia, Pantelleria, sono alcuni dei luoghi che osserva, dove raccoglie fotografie come appunti, note a margine, microstorie da cui traspare una delicatezza d’impostazione e di pensiero, delicatezza che è anche lessicale.
Perché la fotografia di Midge Wattles mescola la purezza nivale dell’osservatore con il vigore del paesaggio osservato, un paesaggio che esplode e si rinnova ogni volta, uno sguardo che mette in relazione oggetti, superfici, trame, sensazioni ed evidenze offrendone un’interpretazione spirituale, direi apollinea, esteticamente armonica.
Il punto di vista di Midge Wattles privilegia il particolare, trova forse in esso una zona di conforto per gestire l’immensità di qualcosa che lentamente si impara a conoscere, non è mai facile penetrare i contesti che non ci appartengono, serve tempo, serve curiosità. Midge determinata com’è, ha permesso a sé stessa di concedersi il giusto tempo, ha permesso di perdersi nella scoperta di un mondo diverso al suo, in cui stabilire una nuova dimensione intima.
Passages seleziona diciotto opere fotografiche, composte in sequenze o in singoli scatti come fossero tappe di uno studio sul territorio, condotto con meticolosa ed elegante impaginazione accompagnata da intensa e luminosa sostanza. L’intenzione è quella di provare a cogliere il mito di questa isola, dal quale è impossibile prescindere, di provare a lasciarsi attraversare dalla inebriante sensazione di appartenenza a qualcosa di universale. C’è in Midge il tentativo di dare un proprio ordine e colore a qualcosa che appare come infinitamente grande, facendolo senza una misura razionale che non sia quella del desiderio di conoscenza e di sincero interesse per un territorio complesso e stratificato, varcando così il confine tra la visione di ciò che è definito e ciò che è informe, trasparente, abbagliante. Forse è questa disposizione presente nel suo sguardo a ricevere e restituire la bellezza che scaturisce dalla suggestione visiva di atmosfere sublimate a rendere il lavoro di Wattles potente e lieve, asciutto, eppure così evocativo da permettere a chi guarda di visualizzare l’invisibile.